Il Vesuvio è nel cuore dei Napoletani. Da sempre ne ha condizionato la storia, nel bene e nel male. Con la sua fierezza costituisce nel panorama del golfo un colpo d’occhio di inconsueta bellezza. Non esiste al mondo una metropoli e un vulcano così vicini, tre milioni di abitanti che vivono alle falde di un cratere che prima o poi si risveglierà. L’eruzione più nota è quella del 79 d.C., la prima in epoca storica, che distrusse Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabia. Città che sono ritornate alla luce con gli Scavi archeologici del XVIII secolo sotto la dinastia dei Borbone. Ed è ai Borboni che si deve l’impegno allo studio del vulcano: è del 1841 l’istituzione dell’Osservatorio vesuviano che ancora oggi è all’avanguardia negli studi vulcanologia. Pompei, dicevamo, fu distrutta nel I secolo d.C. Il suo ritrovamento ha portato alla luce una città quasi del tutto intatta, fornendo una documentazione ricchissima sulla vita delle città romane. Oggi i suoi scavi vengono visitati da oltre due milioni seicentomila turisti all’anno. Ma altrettanto interessanti sono gli Scavi di Ercolano, di Oplonti, di Stabia, di Boscoreale. L’interesse turistico dell’area vesuviana, però, non si limita alle vestigia prestigiose del periodo romano. Occorre ricordare per esempio le Ville Vesuviane, centoventidue edifici storici, risalenti al XVIII secolo, costruite in pochi decenni, dopo che il Re Carlo di Borbone commissionò la costruzione del Palazzo Reale di Portici. Molti nobili, per stare vicini alla Residenza estiva, incaricarono grandi architetti come Vanvitelli, Fuga e Sanfelice di costruire delle dimore stupende con giardini meravigliosi. L’area in cui si edificarono è conosciuto col nome di Miglio d’Oro, vale a dire il tratto della strada per le Calabrie, lungo un miglio napoletano, fra Ercolano e Torre del Greco. E per ultimo, e non per importanza, va segnalato il Parco Nazionale del Vesuvio, notevole per il grande interesse geologico, biologico e storico che il suo territorio rappresenta.